Ying, yang & love

Come immagino sia capitato a tanti anch’io ho avuto un periodo, diciamo, salutista. Accadde così: avevo conosciuto una ragazza francese, studiava allo Chateaubriand, al liceo insomma. Mi piaceva, gli piacevo, o almeno così mi sembrava. A quei tempi ero infervorato dall’hippismo, peace & love, vestivo a fiori, capelli lunghi, pantaloni a zampa d’elefante, collanine e tutto il resto, lei era l’espressione stessa della beltà hippie. Pallida, diafana, capelli lisci lunghi, lunghissimi, meravigliose impalpabili occhiaie le incorniciavano gli occhi di un verde inesorabile. Aveva uno sguardo irresistibile, quando incontravo i suoi occhi perdevo la ragione, il respiro veniva a mancarmi e tutto, all’istante, mi appariva stupendo e lontano anni luce. Per conquistarla approfondii la lingua, il francese, leggendo libri, fumetti, giornali (compravo ogni giorno Le Monde), mandai a memoria le poesie di Prevert…”Cet amour, Si violent, Si fragile, Si tendre, Si désespéré”… si, ero assai motivato. Scapocciai il giorno che mi baciò timidamente sulla porta del Teen Club che frequentavamo il sabato sera. Smisi di bere alcolici, cocacola, bibite gassate, caffé, di mangiare prodotti di origine animale o dolci e mi convertii con entusiasmo alla dieta macrobiotica. Io, che ero cresciuto a Coca Cola e bistecche, proprio io. Potenza dell’Ammore. Da quel momento tutto per me era diventato ying oppure yang, le due energie opposte, maschile e femminile, che si completano a vicenda. Insomma noi due, le nostre esistenze reciprocamente dipendenti e completate unicamente dall’esistenza dell’altro.  L’iniziazione avvenne a via della Vite, mi portò in uno strano posto, una specie di ristorante al primo piano di un palazzo, tutti avevano l’aria assorta e concentrata in un rituale masticatorio, lento e solenne. Non si sentivano risate, né rumore di posate, mi sembrò strano, ma comunque apprezzai, ero troppo preso dalle sue morbidezze, da quel suo modo di lanciarmi sguardi languidi per considerare adeguatamente cosa stessi mangiando. Dietro a lei e alle sue cure macrobiotiche, calibrando alghe e melanzane, gomasio e umeboshi, persi diversi chili, anche per via di un digiuno di tre giorni ogni quindici in cui bevevamo solo tè kukisha e nient’altro. Presi un aria ascetica, quasi ieratica, mi sentivo un leone, il cervello a mille, ma in realtà non ero davvero ok, ero debole, privo di forze, sicuramente rincoglionito. Non mi arresi, anzi mi convinsi che se fossi arrivato a mangiare un pugno di riso integrale e miso, mi sarei davvero liberato dalla schiavitù del cibo e sarei stato davvero meglio, avrei potuto raggiungere il Dharma, se solo…Ovviamente tutto questo non aveva nessuna attinenza con la salute e neppure con la dieta macrobiotica, era un assurdo estremismo, una convinzione del tutto errata, era solo il mero tentativo di superare lei nella via del Principio Unico. Il piano non mi riuscì, il mio equilibrio psicofisico, già provato, iniziò a vacillare, iniziai a fare discorsi pseudo filosofici, lunghissimi e noiosi, i miei amici più cari si preoccuparono e mi portarono di forza da un medico, che mi trovò denutrito, confuso e con tutti i valori sballati. Gli raccontai tutto, la dieta, i digiuni, le tisane. Tutto. Mi obbligò a prendere delle medicine, una drastica cura ricostituente, e mi prescrisse una dieta più equilibrata, che ovviamente non seguii. La storia con Daphnée stava comunque avvitandosi, qualcosa si stava incrinando, anzi, si era già rotto, il legame, indissolubile appena pochi mesi prima, si era dissolto. Ci lasciammo in silenzio, con un sorriso, accarezzandoci. Eravamo giovani, era stato bello, era finito. Tutto qui.

3 pensieri riguardo “Ying, yang & love

  1. Che ficata, non sapevo niente di questa storia. Blasi romantico pischello Ahahahah Che anno era? Si può dire, o coincideva con la storia con mia sorella Cristina?😊

    "Mi piace"

Lascia un commento