
Erano da poco finiti gli anni’ 60 e noi del “Village”, sì, così ci chiamavamo noi di piazza Jacini, eravamo nel pieno della nostra Age D’Or, il nostro periodo di massimo fulgore, fatto di musica, amicizie, amorazzi. Nessuno passava per Roma senza fare una visita al Village. Già, la piazza era accogliente, protettiva, invitante, ma tutt’intorno c’era la guerra, bastava spostarsi di pochi km, arrivare ai Parioli, oppure alla Balduina, al Flaminio per passare un brutto quarto d’ora. Ricordo una sera che chissà perché stavo scendendo a piedi da via Archimede verso viale Pilsudski, quando delle presenze dietro di me, erano dei fasci, cominciarono a insultarmi, sì, erano in cerca di rogna. Ma ero guardingo, li tenni distanti, accellerai il passo senza correre e senza dimostrare di avere paura. L’arrivo provvidenziale di Divo Cavicchioli mi tolse d’impaccio. Un altra volta ero con un amico, Eddie, a Ponte Milvio, di pomeriggio, aspettando l’autobus. Eddie, un tipetto mingherlino, piccoletto, portava sempre uno zuccotto colorato in testa che lo classificava come pacifico fricchettone. Io avevo capelli lunghi, camicia stramicia, il sorchignotto (l’eskimo). Insomma, eravamo targati, identificabili di sinistra, zecche. Vi ricordate la vineria, “Vino e Porchetta”? Sì, proprio quella davanti alla fermata del 446, dov’era il mercato di Ponte Milvio. Esce dalla vineria un tipo losco, cantando canzoni del ventennio, un parà, o almeno questo mi urla in faccia di essere Puzza di vino, ma non è ubriaco, è lucido e stronzo, molto stronzo. Si avvicina, cerca la lite, mi prende di mira. Tra noi due ero io il più grande di taglia, quindi secondo la sua logica, quello da massacrare. Eddie non viene neppure considerato. Quello insiste dandomi ditate sulla spalla e offendendomi verbalmente per farmi reagire e poi gonfiarmi, io cerco di non assecondarlo, di non dargli nessun appiglio. “Vero che sei frocio” mi dice, “che te la fai coi cani…che sei vigliacco…che tua madre …” Eddie capisce che non avrei retto a lungo, che avrei reagito, cerca di mettersi in mezzo, prima provando a farlo ragionare “Dai, ma che t’ha fatto..” lui con una manata, senza neppure quardarlo, fà per scansarlo di forza. Eddie gli afferra il braccio, è un attimo, il figuro si ritrova in terra, adesso sì, davvero incazzato. Io resto stupito, la scena incredibile dell’energumeno a terra mi strappa una risata, di cui però immediatamente mi pento. Ma lui, per mia fortuna, è concentrato su Eddie, cerca di prenderlo per il collo, e si ritrova un’altra volta in terra. Dall’osteria, sentendo il trambusto, escono altri clienti, semplici spettatori, anche parecchio contenti di vedere finalmente il sedicente parà nella polvere, chissà quante ne hanno dovute subire anche loro di angherie. L’incontro prosegue con il parà sempre più in difficoltà e sempre più spesso a terra, più diventa violento e più si ritrova a terra. Sarebbe potuta continuare così per ore, ma ad un certo punto Eddie, stufo della situazione, decise di darci un taglio, avevamo altri programmi quel giorno. Con una mossa velocissima di cui non colsi il dettaglio, gli prese entrambi i mignoli, e glieli spezzò, mettendo fine alla cosa. Il tizio urlante con le mani così ridotte, con i mignoli penzolanti, fu l’ultima scena che vidi, il 446 stava partendo e noi c’eravamo già sopra. Seppi poi che Eddie era cintura nera terzo dan di un’arte marziale, forse Judo, non ricordo.
Bel ricordo
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Già. Sopratutto per averla scampata.
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