Curriculum

Tra i tanti curricula che mi arrivavano quando la mia professione andava a gonfie vele, uno in particolare attirò la mia attenzione. Non per cosa c’era scritto, non per lo skill professionale, nossignori, ma per “come” era esposto. Raccontava, il curriculum in questione, di studi fatti, di esperienze, in verità poche e che nulla avevano a che fare con la specifica attività del nostro Studio. Ma era davvero ben esposto, formalmente ineccepibile e non si rifaceva a nessun format preesistente, neppure si sforzava di risultare “creativo”, come tanti altri ricevuti in quegli anni. Avevo bisogno di un art, di una collaborazione stabile con qualcuno che si occupasse di graphic design, ma volevo trovare qualcuno senza gli inevitabili vizi dei mestieranti, un occhio fresco, una mano nuova, capace di esprimere al meglio i lavori che avevamo in cantiere. In verità già tra i nostri collaboratori avevamo gente più che eccelsa, veri professionisti, di talento, gente in gamba, davvero in gamba, ma proprio per questa ragione erano parecchio occupati, seguivano diversi lavori, e i tempi di progettazione ed esecuzione dei lavori, già allora, avevano preso ritmi implacabili. Tutto doveva essere  presentato e realizzato in tempi strettissimi. Chiamai, mi rispose una voce giovanissima, schiva e determinata insieme. Mi disse “ non posso, mi spiace, ho accettato un lavoro stabile e sono solita rispettare gli impegni presi ” incassai il rifiuto, ma replicai immediatamente “ scusa, ma che impegno hai preso, se non sono indiscreto?” “Grafica per una tipografia, qui vicino, in zona industriale”. Mi venne da ridere, sapevo cosa voleva dire, un lavoro noioso, ripetitivo, che non avrebbe mai messo in luce le qualità di cui evidentemente era dotata questa ragazza, un lavoro che l’avrebbe presto portata a stufarsi. Lasciai perdere sul momento, e mi ripromisi di richiamarla presto. “Tre mesi, la richiamerò tra tre mesi”. Mi sbagliavo, tre mesi erano risultati troppi, si era stancata prima, aveva ridotto l’impegno con la tipografia ad un part time e aveva già iniziato uno stage gratuito al Manifesto, tanto per capire come funzionano i quotidiani, per fare esperienza, per allargare le competenze.  Accettò comunque un colloquio e infatti pochi giorni dopo arrivò. Una bella ragazza bionda, alta, capelli da pazza, occhi grigioverdi. “ ecco, mi casca qui un’altra bellezza botticelliana”, pensai, “ma cosa sta succedendo, un invasione? L’invasione delle ultrabotticelliane?” Era, per fortuna, timidissima, sobria nel vestire e di modi gentili. Parlammo a lungo, anzi, feci un lungo monologo, un po’ imbarazzato in verità, che lei concluse ponendo le sue condizioni. “Sono le mie uniche condizioni, e non sono trattabili”  disse con tono soave e gentile. In sintesi, avrebbe dato un preavviso alla tipografia per interrompere il part time, nel frattempo avrebbe continuato lo stage al quotidiano  e nel tempo rimanente avrebbe collaborato con noi. Nessuna possibilità di replica, prendere o lasciare. Alla faccia della botticelliana timidezza. Presi, ovviamente, ma evitando accuratamente di farmi irrettire dai suoi occhi, dalla sua bellezza “ quest’altra botticelliana…no, non mi farò tentare, basta cadere sempre sugli stessi inciampi, ho già dato” e infatti da vent’anni è mia moglie e da tredici la mamma di Ettore, nostro figlio. Benedetto curriculum.

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