Lezioni (*)

E adesso cercate su google “La zattera della Medusa” di  Théodore Géricault, si, proprio il grande quadro esposto al Louvre, a Parigi. Una lezione definitiva sulla luce si può iniziare e concludere semplicemente analizzando quest’opera. Sapevo solo fotografare, il liceo non mi aveva insegnato nulla che potesse suscitarmi particolari entusiasmi, nulla tranne forse una certa dose di indifferenza ai giudizi, all’autorità. Ecco, uscivo dal liceo fornito di un’entusiasmante indifferenza, bella dote davvero. Ma erano altri tempi, si, altri tempi. E infatti, con questo “fantastico” bagaglio di conoscenze e competenze trovai immediatamente un lavoro dove avrei potuto applicare al meglio queste mie doti, il cinema. Ho sempre saputo “vedere” la luce, e avevo una specie di istinto per la composizione, l’inquadratura, mi mancava la tecnica e una certa dose di conoscenza degli strumenti, ma durante quegli anni di cinema mi trovai a lavorare con tanti direttori della fotografia, dai migliori, quelli con un quid in più degli altri, a quelli che invece “sapevano” perché avevano fatto la gavetta, gente pratica, professionisti che potevano lavorare e garantire una qualità delle immagini sia quando potevano avere tutto a disposizione, sia quando erano costretti dal budget a creare un’atmosfera con due pinze e una tenaglia. “La luce deve avere un’origine, anche nel caso si tratti di luce diffusa, viviamo in un mondo illuminato da una sola luce, il sole, che genera di ognuno una sola ombra e questa è ammorbidita dalla luce diffusa, dall’azzurro del cielo.” Si tratta in fondo solo di questo, è difficile da capire? Certo, la luce naturale cambia a seconda della latitudine, a seconda del clima e delle condizioni atmosferiche. Ricordate quelle meravigliose fotografie degli anni ‘60/’70, si, proprio quelle di David Bailey, quelle della swinging London. Guardatele bene, osservatele attentamente: hanno tutte una sola origine della luce, un fondo bianco, una certa morbidezza dei contrasti. Sono la reinterpretazione della luce naturale inglese, degli sfondi bianchi creati dalla nebbia. Bellissime foto, non è vero?  “Se lavori bene, se riesci ad illuminare un interno con due o tre pinze, e se con solo questo riesci a creare la giusta atmosfera non fai contento nessuno, neppure il produttore, perché dai l’impressione di essere povero, di non essere all’altezza, e allora sai cosa faccio io?  Riempio l’ambiente di canne barracuda, di proiettori, di  bandiere in panno, in  metallo e di spunglass… con cui maschero tutte le luci in più e faccio passare solo le due o tre luci che voglio, che mi interessano, e così faccio tutti contenti, anche chi ne paga il costo.” Questo mi disse sornione Tonino Nardi in un bar di Monteverde Vecchio sorseggiando allegramente una birretta.

https://it.wikipedia.org/wiki/Tonino_Nardi#:~:text=Tonino%20Nardi%20(Pisa%2C%2025%20settembre,un%20direttore%20della%20fotografia%20italiano.

Peter 1999. © Enrico Blasi

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