
Era il 1972, o forse il 1971, lavoravo ancora con Cavicchioli e quella mattina di buon ora arrivai alla Vides, i teatri di posa a Prima Porta, ben attrezzato con due Nikon e un Hasselblad 500 c. Avrei terminato al posto di Divo le due settimane di riprese che ancora restavano. Non conoscevo ancora Marco Ferreri, non l’avevo mai visto, neppure in foto. Ero rassegnato a passare due settimane, sempre in piedi dall’alba al tramonto, in attesa dei pochi momenti buoni per scattare le foto di scena. Già, perché le foto sui set si fanno dopo che il regista ha dato lo stop alla ripresa, oppure nei rari momenti in cui si può, cioè durante le pause caffè o all’ora di pranzo. “Fuori scena”, così vengono chiamati gli scatti realizzati in quei rari momenti di relax. Arrivai quindi alla Vides, era mattina presto, trovai posto nel parcheggio, presi le borse e mentre cercavo dove andare, si, insomma il set, (non conoscevo la Vides, non ci ero ancora mai stato) incrociai uno strano tipo, tracagnotto grassottello, un fazzoletto colorato stile cow boy al collo, pantalonacci e gilet. Lo presi ovviamente per il custode del parcheggio, e gli domandai: “Sa mica dove sta il set di Ferreri?” e lui prontamente mi rispose: “Qui.” Il qui del tipo mi suonava strano, sembrava con una calata milanese, insomma, lombarda e poi proprio lì non c’era nulla, solo auto parcheggiate, quindi rilanciai ironicamente: “ma qui dove? Qui qui o qui lì” indicando intorno a noi, e lui, un po’ indispettito: “là, il set è là”… poi andò di buon passo in quella direzione, arrivato in vista della troupe si girò beffardo verso di me, quasi con un ghigno, poi urlò: “Bergeeee, Bergeeee”. Sapevo chi era Bergeee in questione, era Enrico Berger, un bravissimo aiuto regista…che infatti arrivò di corsa. Avevo proprio ben iniziato la giornata, avevo scambiato Marco Ferreri per un posteggiatore.